N. 56 Marcello Carrà

da 20,00 

  • Poster prodotto in Italia con stampa Giclée in alta qualità a 10 colori
  • Carta Fine Art Innova in alphacellulosa da 210 gr, certificata ISO 9706
  • Timbrato a secco “The Ferrareser”
  • Cornice non inclusa

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Illustrazione di Marcello Carrà @marcello.carra

Nato a Ferrara nel 1976, ingegnere civile, è un artista specializzato in disegni di grandi dimensioni a penna Bic (alcuni arrivano addirittura a 8 metri di lunghezza). Sorprende per la sua maniacale abilità disegnativa, cui fa da contraltare un forte aspetto concettuale improntato sulla caducità della vita e sulla vicinanza della morte. Le sue opere, tutte realizzate a mano libera avvalendosi unicamente di una quadrettatura, sono state incentrate per alcuni mesi sul tema degli insetti, sulla loro esistenza effimera e al contempo affascinante. In seguito realizza, sempre a penna biro, un ciclo di disegni incentrato sulla caducità dell’esistenza di scrofe e maiali, e una serie di opere sui pericoli dell’attività antropica nei mari. Ha poi rivisitato capolavori del passato, da Brueghel, a Zurbaran e Bosch.

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Descrizione

Questo lavoro di Marcello Carrà parte da una fotografia di famiglia sostanzialmente inedita. Ritrae gli alunni del Liceo Classico Ariosto, anno scolastico 1911-1912, in posa con il professore di latino e greco Enrico Ghisellini, bisnonno dell’artista. Nella foto è il primo uomo a sinistra con il cappello e i baffi. Al suo fianco subito a destra un giovanissimo Filippo De Pisis in completo bianco, il cui talento artistico andava già affermandosi. Poco oltre, ultimo della fila centrale a destra, si riconosce Italo Balbo, futuro aviatore e gerarca fascista, che da Lugo si era trasferito con la famiglia a vivere a Ferrara.
Anni dopo, quando a Parigi De Pisis dichiarerà apertamente la propria omosessualità, incontrerà una grande difficoltà a rientrare in Italia sotto il fascismo: sarà proprio il suo vecchio compagno di Liceo ad aiutarlo assicurandogli l’impunità.
La parte in basso della foto nell’opera di Carrà sfuma e si rimodella tramite alcuni brani del libro “La città delle cento meraviglie” di De Pisis, riscritti a mano.